La Uil e la Uil-Fpl, insieme alla Cgil, hanno deciso di avviare un percorso comune di mobilitazione con scioperi di 8 ore, strutturato su base territoriale per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle gravi criticità della manovra economica e per chiedere al Governo di modificare la Legge di Bilancio attraverso provvedimenti per ridurre le disuguaglianze e rilanciare la crescita, a partire da quelli in materia di lavoro (salari, contratti, precarietà) e di politiche industriali, sicurezza sul lavoro, fisco, previdenza e rivalutazione delle pensioni, istruzione e sanità.
Il primo appuntamento è per venerdì 17 Novembre con lo sciopero nazionale del pubblico impiego. Servono più risorse per il rinnovo dei contratti dei lavoratori pubblici. I 170 euro lordi stanziati dal Governo, ovvero l’aumento del 6.1%, sono lontanissimi dal recupero dell’IPCA cumulata 2022/2024 del 16.1%. con una perdita del potere d’acquisto per i lavoratori del 10%.
Il super-anticipo delle risorse sui futuri rinnovi contratti deve valere per tutti, non solo per gli statali e per i tempi indeterminati; rimangono fuori dal Decreto 145/2023 i dipendenti della sanità (che dovrebbero essere ricompresi con la delibera di riparto dei fondi del FSN) e degli enti locali, così come i precari e i dipendenti in regime di diritto pubblico.
Inoltre, sollecitiamo il Governo ad attuare la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale il differimento del TFR/TFS dei lavoratori pubblici fino a 7 anni: una vera e propria appropriazione indebita da parte dello Stato del salario differito di migliaia di dipendenti.
E’ necessario estendere anche al pubblico impiego la fiscalità incentivante per la contrattazione di secondo livello, così come già previsto per i privati.
Il Governo è riuscito nel miracolo di peggiorare la legge Fornero. Quota 103 con l’estensione della finestra da 6 a 9 mesi diventa Quota 103 e ¾ . E’ inaccettabile il ricalcolo contributivo di tutti i versamenti che taglia l’assegno pensionistico fino al 30% e che il tetto dell’entità della pensione non possa superare quattro volte il valore dell’assegno sociale.
Si colpiscono ancora una volta le donne con l’aumento a 61 anni per utilizzare “opzione donna”.
Ci mobilitiamo perché nella Legge di Bilancio non c’è la svolta nella lotta all’evasione fiscale così come non ci sono provvedimenti per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro ed evitare la strage delle morti bianche. Servono più risorse per il SSN, necessarie per riprogettare e salvaguardare la sanità pubblica.
E’ inaccettabile anche la concessione per le Regioni di poter aumentare l’addizionale Irpef dello 0,4%, previsione le cui ricadute saranno ancora una volta sui lavoratori dipendenti che prima pagano le tasse e poi prendono lo stipendio, per non parlare del taglio di 600 milioni di euro per Regioni, Province e Comuni che mette a rischio il turnover del personale.
Scioperiamo perché siamo da sempre a difesa dei diritti e delle tutele di tutte le lavoratrici e i lavoratori pubblici.
Per un reale riordino delle autonomie locali
La confusione istituzionale venutasi a creare negli ultimi anni nel nostro Paese ha prodotto una grande frammentazione, un sovrapporsi e duplicarsi di interventi di segno opposto. È urgente un reale riordino di tutto il sistema delle autonomie locali, a partire dal ruolo delle Province e delle Città metropolitane e dall’accorpamento efficiente dei Comuni. Nel 2023, in Italia ci sono ancora 8mila Comuni, di cui il 70% al di sotto dei 5mila abitanti. È necessario accorpare i più piccoli in un unico Ente capace di dare risposte ottimali all’utenza e rendere più efficiente la gestione amministrativa del territorio. La Uil-Fpl crede nel rispristino dell’elezione diretta del sindaco della Città metropolitana e del presidente della Provincia per restituire agli elettori la diretta responsabilità politica sulla scelta dei propri rappresentanti. Chiediamo chiarezza sul ruolo da attribuire alle Città metropolitane e alle Province, assegnando in particolare a queste ultime le risorse e le dotazioni organiche necessarie per le funzioni fondamentali che ancora svolgono. Sono oltre 100 mila i lavoratori in meno negli enti locali negli ultimi 10 anni. Entro il 2030, la metà dei dipendenti andrà in pensione. Com’è pensabile, con questi numeri e senza risorse economiche adeguate, erogare ai cittadini i servizi pubblici essenziali?
Valorizzazione professionale per tutti gli operatori sanitari
Durante la pandemia da Covid-19 gli operatori sanitari sono stati definiti ‘eroi’ ma nulla è stato fatto per ripagarli del loro impegno e della loro dedizione. La valorizzazione dei professionisti sanitari passa innanzitutto dal rinnovo contrattuale, da un piano di assunzioni straordinario e dalla stabilizzazione dei precari. I 3 miliardi previsti per la sanità non sono sufficienti: occorre riaprire la partita del MES sanitario in Europa per ottenere 35 miliardi di euro immediatamente disponibili, ad un tasso di interesse bassissimo e restituibili in tanti anni per riprogettare e salvaguardare la sanità, garantendone la sua fondamentale natura pubblica e universale.
Tutte le lavoratrici e i lavoratori della sanità devono ricevere il giusto riconoscimento economico e professionale in relazione alle proprie competenze. Per tutti coloro che erogano servizi sanitari pubblici pretendiamo che a stessa professionalità e mansione venga corrisposto lo stesso trattamento economico e gli stessi diritti. Non possono esistere operatori sanitari di serie A e di serie B. È necessario armonizzare i contratti della sanità privata e pubblica, così come sul terzo settore serve porre fine alla giungla contrattuale per andare verso un contratto unico che tuteli tutte le lavoratrici e i lavoratori del settore.